Digital transformation: perché è indispensabile?

Il cloud può essere considerato come la tendenza tecnologica più importante degli ultimi anni, che ha contribuito a governare con una notevole rapidità la quarta rivoluzione industriale, di cui il settore digitale è il principale protagonista.

Dall’automation le aziende sono passate all’information technology: una transizione epocale, che è conosciuta con la denominazione di digital transformation.

La trasformazione digitale, però, ha incontrato delle forti resistenze, specialmente da parte di manager della vecchia scuola che si sono dimostrati restii nell’abbracciare l’innovazione.

Cos’è la digital transformation

Non è difficile comprendere l’atteggiamento di quei manager, soprattutto se si pensa che la digital transformation è, prima di tutto, un cambiamento di carattere culturale. Grazie ad esso le organizzazioni hanno la possibilità di mettere in discussione lo status quo e di sfidarlo: si tratta di aprirsi a un vasto assortimento di sperimentazioni che consentano di trarre beneficio dagli strumenti digitali. Un modo di pensare differente è alla base della trasformazione digitale, che impone modelli di business inediti e si caratterizza per un cambiamento di leadership. La tecnologia viene utilizzata di più e meglio, con l’intento di rendere migliori non solo le esperienze dei clienti, ma anche quelle dei dipendenti e, più in generale, di tutte le parti coinvolte nell’operato di un’organizzazione, dai partner ai fornitori. Non si tratta solo di business, per quanto la strategia e la produzione continuino ad avere un ruolo di primo piano: la digital transformation pone al centro dell’attenzione le persone. Una realtà come Tinext, per esempio, dimostra come proprio le persone siano risorse fondamentali, e soprattutto impossibili da sostituire.

Il capitale umano

Non c’è un settore che non risenta della trasformazione digitale e che non ne sia investito, in misura più o meno significativa. Ciò è vero anche per quegli ambiti che fino a qualche tempo fa venivano ritenuti distanti dal campo della tecnologia, o più semplicemente erano considerati tradizionali. Per riuscire a innovare, e per fare in modo che questa innovazione si protragga nel tempo, non si può fare a meno di trasformare le persone. Le tecnologie digitali vanno sfruttate da chiunque – dalla più piccola impresa familiare come dalla grande multinazionale, dall’organizzazione stabile in un territorio al freelance che lavora in giro per il mondo -: solo in questo modo si può avere la certezza di diventare, essere e rimanere competitivi.

Come prepararsi al futuro

Un’azienda che voglia essere pronta ad affrontare il futuro ha bisogno di digitalizzarsi. Un modello di business consolidato, che magari consente di sopravvivere sul mercato da decenni, non è più sufficiente se si vuol essere pronti ad adattarsi a uno scenario macro economico in costante evoluzione. Sono molteplici le variabili esterne che, in qualunque momento, sono in grado di mettere a repentaglio l’equilibrio e il successo di un determinato business: non solo le nuove tecnologie, ma anche le start up che si affacciano sul mercato e crescono rapidamente, i modelli di business più innovativi, le attese della clientela, e così via.

Mai essere statici

Non è detto che le strategie di prodotto e le strategie di vendita che per lungo tempo hanno funzionato siano intoccabili e destinate a garantire gli stessi risultati in eterno. Un ambiente competitivo nuovo presuppone la capacità di sostituire strategie operative consolidate con soluzioni più nuove. C’è bisogno, in sintesi, di un approccio rivoluzionario: è questo il fulcro della trasformazione digitale. Certo, i manager più scettici potrebbero manifestare dei dubbi a proposito dei costi che una situazione di questo tipo potrebbe comportare. Ma ogni azienda ha comunque bisogno di digitalizzarsi, e per far ciò non può che investire, al fine di modernizzare tutti i sistemi tecnologici, di ottimizzare le procedure per aumentare i margini di profitto e di conoscere ancora più a fondo i propri clienti.

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it


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