Cashback Autostrade, chi ne ha diritto e come funziona

Sì ai rimborsi commisurati ai ritardi causati dai cantieri agli utenti rispetto ai tempi di percorrenza normali. Non occorre avere il Telepass: per ottenerlo basta scaricare una app

di Maurizio Caprino tratto da Il Sole 24 Ore

Aggiornato il 14 settembre 2021, ore 20:15

Ora si comincia davvero. Dopo due anni da quando è scoppiato il problema dei cantieri non più rinviabili, quasi un anno di annunci e mesi di sperimentazione, Autostrade per l’Italia (Aspi) vara il cashback sui pedaggi. Cioè un rimborso dal 25% al 100%, commisurato ai ritardi causati dai cantieri agli utenti rispetto ai tempi di percorrenza normali. Non occorre avere il Telepass per ottenerlo: basta scaricare una app. Ma per ora spetta solo sulla rete Aspi (circa metà di quella nazionale) e non va confuso con iniziative analoghe, di natura solo commerciale.

Si comincia dal 15 settembre: dalle ore zero si inizia a maturare il diritto al rimborso. Vale per tutti (esclusi per ora gli aderenti a consorzi), a prescindere dal veicolo che guidano: auto, furgoni, camion, moto o altro. I soldi inizieranno ad arrivare a gennaio, perché bisogna passare da un sistema transitorio.

L’origine del problema

Le manutenzioni carenti o addirittura omesse emerse anche a livello giudiziario sulla rete Aspi (ma su quelle di alcuni degli altri gestori la situazione non è diversa) dopo le stragi di Avellino (bus precipitato il 28 luglio 2013 dal viadotto Acqualonga per problemi alle barriere, 40 morti) e Genova (crollo del Ponte Morandi il 14 agosto 2018, 43 morti) hanno portato dall’autunno 2019 ad avviare lavori. Necessitati da sequestri, da segnali mandati dalle Procure o da ulteriori crolli.

Si aggiunge l’inadempienza di tutto il sistema stradale italiano rispetto all’adeguamento alla direttiva europea del 2004 sulla sicurezza antincendio delle gallerie lunghe più di 500 metri (anche perché la metà di quelle esistenti nell’Unione si trova in Italia). Ci sarebbe stato tempo fino ad aprile 2019.

Quanto durerà l’emergenza

Per tutti questi motivi, è intervenuto anche il ministero delle Infrastrutture (oggi Mims), con ispezioni finora mai fatte e prescrizione di lavori urgenti o comunque non rinviabili e fissazione di linee guida (che consentono peraltro di qualificare i lavori come «adeguamento e potenziamento della rete», glissando sul passato).

Così ora non è più possibile organizzare un calendario di lavori diluiti che consenta di minimizzare i disagi per l’utenza.

Si può solo cercare di limitare i cantieri durante gli esodi estivi (evitando perlopiù la paralisi totale, ma non le lunghe code), concentrandoli in autunno e primavera (in inverno pesa il maltempo). Ben consci che andrà avanti così fino alla seconda metà di questo decennio.

Perché gli sconti solo ora

In questi due anni di disagi, non si è andati oltre la concessione di esenzioni o (più raramente) sconti per le situazioni più problematiche che hanno causato i disagi maggiori. Soprattutto in Liguria e sull’A14 tra il sud delle Marche e l’Abruzzo. Aspi ha quantificato in 77 milioni di euro le perdite di incasso dovute a questo.

Ma il più delle volte il beneficio ha riguardato solo il traffico locale (entrata e uscita entrambe comprese in un determinato tratto): chi ha affrontava un viaggio più lungo e si è trovato bloccato nelle stesse code ha quasi sempre dovuto pagare il pedaggio pieno.

Così si è iniziato a parlare di un sistema automatico di rimborsi. Uno dei primi annunci ufficiali è stato dato a dicembre 2020 in audizione davanti alla commissione Trasporti della Camera.

Per metterlo a punto, prima ancora delle questioni tecnologiche legate alla certificazione dei tempi di percorrenza e alle modalità di accredito del rimborso, bisognava affrontare uno scoglio fiscal-burocratico: incassando il pedaggio, i gestori autostradali percepiscono non solo i propri ricavi, ma anche due quote destinate direttamente o indirettamente allo Stato: l’Iva e il canone con cui l’Anas finanzia parte delle proprie attività.

Per ora, le esenzioni nelle aree critiche restano. In futuro si valuterà come raccordarle al sistema ordinario di rimborsi.

Il meccanismo

Secondo l’accordo trovato ora tra Aspi e Mims, si prende a riferimento il tempo di percorrenza medio standard (cioè rilevato in situazioni normali) e lo si confronta con quello effettivamente impiegato dalla corrente di traffico quando ci sono problemi legati ai cantieri di cui sono accertati la presenza e il fatto che abbiano causato disagi. Vengono così determinati i momenti nei quali il ritardo supera la soglia critica (almeno 15 minuti di ritardo rispetto al tempo standard) che dà diritto al rimborso.

Quest’ultimo è proporzionale all’entità del ritardo, secondo un meccanismo a fasce.

Il tempo standard è calcolato sulla velocità di 100 km/h per i veicoli leggeri e 70 km/h per quelli pesanti.

Dal calcolo del ritardo sul tempo standard restano fuori i problemi legati a cause estranee ai cantieri: dal traffico intenso al meteo, dagli incidenti ai blocchi dovuti a eventuali manifestazioni e così via.

Quindi, di fatto resta fuori il tempo effettivamente impiegato dal singolo utente. Non potrebbe essere diversamente: molti possono accumulare ritardi ancora superiori a quello medio del traffico, perché prolungano le soste o rallentano spontaneamente l’andatura rispetto a quella che le condizioni consentirebbero. Né si può distinguere quando una sosta o un rallentamento sono dovuti allo stress patito per le code.

Che cosa fare per ottenere il rimborso

Il rimborso è automatico solo per chi ha il Telepass o un altro sistema di telepedaggio e lo registra sulla app. Chi non lo ha e ritiene di aver avuto un tempo di percorrenza eccessivo dovrà inviare una segnalazione tramite la app dedicata: Free To X. La app è scaricabile gratuitamente e richiede solo di registrarsi, indicando anche un indirizzo e-mail e fotografando un documento d’identità.

Se non si ha il Telepass, si dovrà allegare lo scontrino del pedaggio (quindi al casello occorre ricordarsi di prendere la ricevuta), operazione che la app consente dopo aver fotografato il documento con lo smartphone. Lo scontrino serve anche a certificare non solo la presenza sul tratto critico, ma anche il tempo di percorrenza effettivo.

A quel punto, il sistema ha tutti i dati per valutare se davvero quando il richiedente ha percorso la tratta per la quale chiede il rimborso c’erano disagi che giustificano quest’ultimo.

La richiesta verrà elaborata e vagliata in 24-48 ore. Dopodiché si riceverà una notifica con l’esito.

Se l’esito sarà positivo, si potrà ricevere il rimborso, in due modi:

– chi ha un sistema di telepedaggio, in prospettiva potrà avere uno sconto in fattura (l’operazione è ancora allo studio e non è ancora chiaro se potrà essere avviata il 1° gennaio assieme all’altra modalità di rimborso));

– con gli altri sistemi di pagamento, dopo la notifica dell’esito va indicato l’Iban del conto corrente sul quale si desidera che il rimborso, se riconosciuto, venga accreditato.

Il periodo transitorio

Dal 15 settembre al 31 dicembre 2021, non ci saranno né sconti in fattura né bonifici sul conto corrente: i ritardi finiscono tutti in un borsellino elettronico, che è garanzia del diritto al rimborso comunque maturato (a prescindere da quando il rimborso arriverà) e si può monitorare attraverso la app. I pagamenti avverranno da gennaio 2022.

Da quel momento, i pagamenti saranno veloci e da marzo 2022 il sistema avrà alcune modifiche che saranno suggerite dall’esperienza di questi prossimi mesi.

Quanto spetta di rimborso

Gli importi variano in base all’entità del ritardo (per scaglioni di un quarto d’ora ciascuno) e alla lunghezza del viaggio, in base a una tabella. Il diritto al rimborso scatta per ritardi superiori a 15 minuti rispetto al tempo standard.

Per tratte fino a 29 chilometri, questi ritardi danno sempre diritto al rimborso del 100% del pedaggio.

Lo stesso è previsto nella fascia da 30 a 49 chilometri di percorrenza, tranne se il ritardo è tra 15 e 29 minuti: in questo caso, il rimborso scende al 75%.

Tra i 50 e i 99 chilometri, spetta il 50% per ritardi sotto i 30 minuti e il 75% per i ritardi da 30 a 45 minuti.

Sulle tratte più lunghe, si ha diritto a rimborso solo per ritardi molto consistenti. Per esempio, oltre i 500 chilometri, spetta il 25% per ritardi da 90 a 119 minuti e il 50% per ritardi da 120 minuti in su.

Il rimborso riguarda la sola quota di competenza di Aspi. Quindi, chi nel viaggio transita sulla rete di vari gestori vede il suo pedaggio ridursi solo nella parte corrispondente ai chilometri percorsi sulla rete Aspi.

Le esclusioni

Non tutti i cantieri sono riconosciuti come causa che dà diritto a rimborsi. Sono infatti esclusi:

– quelli che non comportano riduzioni di corsie, quindi apparentemente anche quelli estivi in cui si mettono a disposizione corsie di larghezza ridotta (eppure nei momenti di maggior traffico causano lunghe code anch’essi);

– quelli in cui viene chiusa solo la corsia di emergenza;

– quelli fuori dalla rete Aspi, anche se provocano code su tale rete (casi classico, quelli dell’A10 a Savona per lavori sull’A6);

– quelli su autostrade “a sistema aperto”, cioè con barriere solo all’inizio e alla fine, senza caselli alle uscite intermedie e quindi con pedaggio a forfait, non legato ai chilometri percorsi (ciò taglia fuori la Milano-Laghi, molto battuta dai pendolari, nonostante nelle intenzioni dichiarate l’operazione cashback voglia essere particolarmente a sostegno dei pendolari);

– le autostrade gestite dalla controllate di Aspi (come la Tangenziale di Napoli, anch’essa “regno” dei pendolari).

Il resto della rete

Il cashback riguarda strettamente la rete Aspi. Quindi non spetta né sulla rete delle sue controllate (come la Livorno-Civitavecchia, la Napoli-Salerno e la Aosta-Monte Bianco) né su quella di altri gestori.

Il ministro delle Infrastrutture, in un’audizione parlamentare prima della pausa estiva, ha dichiarato che i rimborsi dovrebbero essere estesi agli altri gestori. Ma di concreto non c’è ancora nulla, anche perché da parte degli interessati c’è freddezza.

L’iniziativa promozionale

In questo quadro, l’unica possibilità di farsi riconoscere qualcosa la dà Telepass ai propri utenti che sottoscrivono l’opzione Pay X, il contratto più completo (e dal canone più alto, con obbligo di aprire un conto corrente presso la Bnl): rimborsi su tutte le autostrade italiane, ma solo se legati a code causate da incidenti.

Pay X non va quindi confusa con Free To X, nome della app gratuita per i rimborsi che spettano a tutti sulla sola rete Aspi.

Per richiedere il rimborso è necessario passare tramite Free to X, un’app lanciata a inizio anno e che prende il nome dalla societa di Aspi dedicata allo sviluppo di servizi avanzati per la mobilità. L’app è al momento in fase sperimentale, le verifiche sono iniziate lo scorso agosto e, a partire dal 15 settembre, è possibile accumulare i ritardi in una sorta di borsellino elettronico fino al 31 dicembre 2021.

 


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